Una cosa da fare contro il terrorismo: deportazione
Il ministro dell'interno inglese Charles Clarke ne ha parlato due giorni fa. L'idea consiste nell'espulsione di quegli imam che incitino alla jihad.
La deportazione e' possibile a patto che tra lo stato che espelle e lo stato destinazione vi sia uno specifico accordo.
Un accordo tra Regno Unito e Giordania e' stato annunciato da Clarke -- puo' rendersi utile per il rimpatrio di Abu Qatada, un cittadino giordano, descritto dal ministero dell'interno britannico come il piu' importante fondamentalista islamico in Gran Bretagna, e un importante ispiratore per il terrorismo di matrice islamista in Gran Bretagna e all'estero.
Non esiste invece con paesi come Siria e Arabia Saudita, da cui provengono Omar Bakri Mohammed,
mister "gli-attentati-di-Londra-sono-colpa-del-governo-inglese", e Yussuf al-Qaradawi.
Accanto alla deportazione, bisogna lavorare anche sul fronte dell'immigrazione: negare visti d'ingresso, anche a scopo di asilo,
quando vi siano fondati motivi per credere che si stia per dare ospitalita' a un islamista.
Diverso e' il caso, ovviamente, di quegli islamisti figli o nipoti di immigrati, quindi cittadini dei paesi occidentali a tutti gli effetti.
Da noi in Italia abbiamo avuto un caso di espulsione per islamismo: l'imam di Carmagnola, al secolo Dhakar Mamour Fall, sedicente amico di Osama,
pubblicamente soddisfatto per la strage di Nassyria, espulso nel 2003 per decreto del ministro Pisanu per motivi di salvaguardia della sicurezza nazionale, poi riammesso dal mitico Tar del Lazio (??). Da ultimo, ci ha fatto gentilmente sapere che a noi italiani tocchera' un attacco chimico entro 6 mesi.
Vedere il Telegraph
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